Antica Stabiae
"Primavera" di Stabiae
Castellammare di Stabia trae origine dall'antica città romana di Stabiae, che fu sepolta dalle ceneri del Vesuvio nella celebre eruzione dell'anno 79 d.C.
Per la sua conformazione orografica la città di Castellammare è, per così dire, conformata su due livelli. Una collina a forma semicircolare che l'avvolge, da Pozzano, le Fratte, Quisisana, Monte Coppola, Scanzano, Varano, e una pianura, stretta all'inizio, sul lato sud, che man mano si amplia procedendo verso nord, formata prevalentemente da una serie di piattaforme alluvionali.
E' da presumere che nell'antichitá la pianura fosse molto più esigua di oggi, per cui i primi abitanti delle nostre terre edificarono le proprie abitazioni proprio sulla collina.
A conferma di ciò va ricordato che gli scavi effettuati -sia sistematicamente sia a caso- hanno riportato alla luce antichi reperti proprio a Pozzano (nel XVI secolo), le Fratte, Quisisana (secc. XVIII-XX), Monte Coppola (sec. XX) e, principalmente a Varano (secc. XVIII-XX), come noto a tutti; anche se ritrovamenti sporadici vengono segnalati sin dal sec. XVI.
Secondo studi recenti , la storia dell'antica Stabia può dividersi in tre fasi.
La prima va dal VII secolo a.c. alla distruzione sillana dell'89 a.c.; la seconda dall'89 a.c. all'eruzione del Vesuvio del 79 d.c. e la terza dal 79 d.c.
Indubbiamente le origini della nostra città sono molto più antiche del VII secolo a.c. E questo non perché chiunque scriva di storia patria è obbligato a retrodatare quanto più possibile le origini del proprio paese, ritenendo così di darle maggior lustro; ma perché la posizione geografica del sito, affacciato sul mare, protetto da un golfo e, cosa più importante, ricco di acque e ubertosa vegetazione, dovette, per forza di cose, attrarre gli uomini sin dalle epoche più remote.
Ma la storia si costruisce con i fatti certi e non con le ipotesi, pertanto noi dobbiamo partire dal VII secolo a.c., epoca a cui risalgono i più antichi reperti, rinvenuti nella zona di Santa Maria delle Grazie, ora territorio di Gragnano. Si tratta di ceramiche di importazione corinzia, etrusca, calcidese ed attica, che testimoniano il ruolo primario svolto da Stabiae nel commercio, e questo fatto, appunto, ci dà la certezza di trovarci di fronte ad una situazione evoluta dell'occupazione del sito.
Ma questa Stabiae, distrutta da Silla nell'89 a.C., non scomparve, ma mutò solo di forma: all'impianto urbano si sostituirono le ville di otium dei ricchi romani e le ville rustiche per la produzione agricola. Fino ad oggi sono state individuate sei ville di otium, tutte distribuite lungo il ciglio della collina di Varano e che probabilmente avevano accesso dal mare, e ben 40 ville rustiche. E questa fu la Stabia amata da Cicerone e da Plinio il Vecchio.
Ma il destino era già in agguato e il 24 agosto del 79 d.C., la furia sterminatrice del Vesuvio seminò morte e distruzione nella nostre contrade.
Scomparvero Pompei, Ercolano, Oplonti e la nostra Stabia, sepolte dal lapillo e dalle ceneri.
Questa Stabiae, ricordata da Plinio e Cicerone, Columella e Galeno fu celebre e illustre; rinomata per l'aria salubre, il latte dei suoi armenti, le acque medicamentose.
Si sa che dopo la distruzione della Stabia preromana le colline di Varano divennero luogo preferito per gli ozi degli opulenti, colti e ricchi patrizi romani.
Celebre a tal proposito la lettera scritta da Cicerone all'amico Marco Mario, che, come ricorda il Di Capua, "...Nelle prime ore del mattino, leggendo, si gode, dal suo cubiculo, lo spettacolo meraviglioso del golfo, mentre egli (Cicerone) e' costretto ad assistere, mezzo assonnato, a volgari spettacoli teatrali in Roma."
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La collina del Solaro ospitava, forse, le terme più famose dell'Impero: i valetudinari, ove i potenti di Roma si recavano per ritemprare il fisico e la mente dalle fatiche di governo. Sulla collina di Varano, già in epoca borbonica, vennero alla luce le antiche ville imperiali romane, che però vennero saccheggiate e ricoperte di nuovo e su di esse cadde l'oblio.
Negli anni cinquanta di questo secolo, il preside Libero d'Orsi, con mezzi limitati e con tanta buona volontà, cominciò l'opera di scavo, portando alla luce due splendide ville imperiali romane.
Il preside Libero d'Orsi |
La villa non è stata ancora del tutto portata alla luce. Si nota l'atrio con un impluvium, con un pavimento in mosaico bianco-nero con pareti decorate sul cui spicca un piccolo lararium con un altarino. Vi è un ambiente balneare, ambienti di servizio ed infine il grande peristilio, lungo 104 metri e largo 81, di cui oggi è in vista solo l'angolo nord-est.
Part. di Villa Arianna
Proseguendo sulla collina di Varano giungiamo alla villa San Marco.
VILLA SAN MARCO
Entriamo nell'atrio con impluvium e notiamo alla parete un lararium decorato con pittura a finto marmo preceduto da due gradini. Dopo la zona delle cucine, un ampio quartiere termale con calidarium, tepidarium e frigidarium arriviamo al peristilio.
Questo si apre nel grande viridarium (giardino) con al centro una splendida piscina. Ai lati della piscina c'erano due filari di platani, di cui oggi si osservano i calchi in cemento.
Per motivi di sicurezza la gran parte degli affreschi che adornavano queste due ville sono stati staccati e depositati presso l'Antiquarium Stabiano in via Marco Mario.
(Antiquarium)Part. di affresco
da Villa San Marco