Le origini del canottaggio nella città di Castellammare di Stabia sono molto antiche e strettamente collegate alla vita quotidiana del popolo.
Non sembra inutile, in questa sede, ricordare che Castellammare, una città che ha il mare anche nel nome, non poteva non avere avuta una storia legata al mare.
E dal mare, secondo il mito, venne qui Ercole che, dopo aver superato la fatica della cattura dei buoi di Gerione re delle Baleari, fondò la Stabiae preromana.
Lo scrittore latino Silio Italico nel suo lungo poema, in 17 libri, intitolato le "Puniche" (Punica), sulla seconda guerra tra Roma e Cartagine, svoltasi tra il 219 e il 201 a.C., nel libro XIV, che riguarda l'assedio e la presa di Siracusa da parte dell'ammiraglio romano Marco Claudio Marcello, ai versi 408-9, ricorda la forte gioventù stabiese combattente sulle navi dell'ammiraglio Corbulo contro la flotta cartaginese.
Ecco le parole di Silio Italico: (Punica, XIV, 408-9) Irrumpit Cumana ratis, quam Corbulo ductor lectaque complebat Stabiarum litore pubes. Ossia: Già s'avventa guidato da Corbulo un naviglio Cumano, zeppo di scelta gioventù dei lidi di Stabia.
Anche se il racconto è stato ritenuto dai critici alquanto leggendario -ma certamente Silio dovette attingere a qualche antico annalista a noi non pervenuto- la notizia della presenza della Stabiana pubes sulle navi romane, è molto significativa, perché attesta storicamente, negli anni della seconda guerra punica, cioè nel III sec. a.C., l'esistenza della città di Stabiae e la valentìa dei suoi rematori.
Anche durante il medioevo, e particolarmente nel periodo angioino (1266-1442) in Castellammare non solo si costruivano navi ma venivano richiesti i suoi rematori per l'armata reale.
Le prime notizie, però, sull'esistenza del canottaggio, così come oggi lo concepiamo, risalgono agli anni intorno al 1870. In quel periodo, infatti, la nobiltà meridionale continuava l'abitudine secolare di trasferirsi d'estate a Castellammare, nelle splendide ville che facevano da cornice all'antica residenza borbonica di Quisisana.
I giovani rampolli di tali famiglie, Acton, Caracciolo, Ruffo, Paternò, Capece, praticavano lo sport del remo nei circoli napoletani e durante il periodo estivo organizzavano regate a Castellammare.
Non desti meraviglia, pertanto, se il 1° giugno del 1881 si costituisce in città il Circolo Canottieri Stabiani su iniziativa di Giovanbattista Gallone, principe di Moliterno, di Marsiconovo e di Tricase.
Giovanbattista Gallone fu uomo di mondo, come suol dirsi, frequentatore dei migliori salotti d'Europa, animatore, come riferiscono le cronache, delle estati stabiesi.
Tra le tante iniziative di cui fu promotore, vi fu anche quella della fondazione del Circolo Canottieri Stabiani.
Difatti in data 20 luglio 1881 inviò all'amministrazione comunale una missiva nella quale comunicava la costituzione "...del Circolo Canottieri Stabiani, recentemente istituito in questa città, nello scopo di animare la gioventù all'esercizio del remo ed in conseguenza alle regate. Sviluppare, nelle giovani generazioni, il gusto delle cose marittime torna utile a loro ed all'Italia; già in molti luoghi, sorgono simili società, accolte col plauso generale. Oltre all'opportunità nazionale di questa istituzione, dessa offre pure alla Città dei vantaggi materiali, contribuendo ad aumentare il concorso della villeggiatura, col rendere più brillanti le nostre regate."
Certo il principe non avrebbe mai immaginato che, a distanza di un secolo, il canottaggio stabiese sarebbe stato coronato dell'alloro mondiale e olimpico.
Va chiarito subito che il Circolo fu fondato da stabiesi o comunque da residenti in città, come si evince dall'art. 30 dello Statuto Sociale: "Le persone, che non hanno stabile dimora in Castellammare, potranno essere invitate a frequentare il Circolo per giorni otto, dietro domanda di un socio, e con l'approvazione del Consiglio Direttivo."
Le regate di canottaggio organizzate dal Circolo Canottieri Stabiani riscossero negli anni tale successo di pubblico, che molti vollero cimentarsi in tale nuova disciplina, che così da sport d'élite divenne man mano largamente popolare. Un po' come è successo anche per il tennis.
Dall'annuario del Regio Yacht Club Italiano risulta che nel 1884, cioè tre anni dopo la costituzione del Circolo Canottieri Stabiani, in Italia esistevano soltanto altre cinque società di Canottaggio e la stessa Federazione si costituirà a Torino soltanto nel 1888.
Il guidone del circolo era rappresentato da una bandiera rettangolare con strisce verticali gialle e blu, i colori della città. La tassa d'iscrizione era di dieci lire e la quota mensile di tre lire. Le prime jole furono costruite nei cantieri del costruttore navale Gennaro Bonifacio, socio del sodalizio.
Il primo Presidente fu appunto il principe Giovanbattista Gallone.
All'inizio del nuovo secolo XX si perdono le notizie del Circolo Canottieri Stabiani, anche se qua e là nei documenti si parla sempre di regate e, in particolare di quelle organizzate nel mese di settembre del 1920 da un non meglio identificato Circolo Sportivo, che riceve per l'occasione un contributo "quale concorso del Comune per l'assegnazione di premi ai vincitori delle regate, che abitualmente sogliono farsi tutti gli anni in questo mese."
E difatti "con la data del 23 maggio 1921 è costituita in Castellammare di Stabia una Società denominata Circolo Nautico Stabia", con sede in via Bonito, costituita da "una palazzina in legno e muratura costruita a spese della Società (dei Magazzini Generali) nel 1920 sulle banchine del porto di Castellammare di Stabia ... all'unico scopo di creare nella gioventù stabiese la passione dello Sport Remiero."
Il relativo Statuto fu approvato dall'Assemblea Generale dei soci il 27 maggio successivo.
Ma diamo la parola al dott. Vincenzo Imparato senior, che una decina d'anni fa mi regalò un suo manoscritto relativo alla nascita del Circolo, e da cui attingeremo anche in seguito.
"Il Nautico -scrive il dottore Imparato- aveva tratto vita dalla benemerenza del comm. Carlo Enrietti che nel fervore realizzativo dal quale fu animato concepì l'idea di far convergere in una istituzione associativa, coronata da fucina atletico-sportiva, quanti nel mare e per il mare intravedevano la continuità delle storiche e gloriose tradizioni di questa nostra cara e tanto amata città.
Il Comm. Giuseppe Cozzolino, gestore di un'Agenzia Navale sita a via Bonito e fattivo operatore dei traffici portuali, raccolse il viatico del grande e purtroppo obliato promotore Enrietti e ne realizzò il progetto avvalendosi della coadiuvazione di illustri concittadini e degli apporti di industrie e Comandi Marina, compartecipi a che il guiderdone gialloblù dei Canottieri Stabiani del 1881 risplendesse nuovamente al sole e trionfasse nelle competizioni marinare.
L'austerità del Comm. Cozzolino, primo Presidente del sodalizio, concorse, é vero, alla determinazione di un fasto sociale, al collegamento di vincoli con i circoli dell'hinterland Savoia, Napoli, Italia e successivamente Giovinezza, ma costituì ineluttabilmente anche i prodromi di conseguenze verificatisi poi nel decorso degli anni, conseguenze facenti anch'esse parte di una cronistoria da non essere omesse e tantomeno essere distorte ammantandole con gli orpelli.
Sebbene tredicenne nel 1921, da quell'età m'è rimasta impressa la cerimonia inaugurale, vista dall'esterno, e il battesimo delle imbarcazioni (due, se ben ricordo) in dotazione del club.
Fu una suggestiva festa anche per Castellammare poiché il mare pullulò di eleganti, slanciati cutters, motoscafi velocissimi dei circoli napoletani e il loro ancoraggio nello specchio d'acqua antistante la Marinella fu una visione bellissima per la folla stabiese assiepatasi ad assistere le manovre d'ormeggio e lo sbarco di personalità, leggiadre dame e distinti appartenenti ai ceti della Napoli nobilissima, signorile.
Fedelissimi i commenti di stampa sull'eccezionale evento mondano-sportivo ampiamente riportato dai quotidiani e coronato nei "Mosconi" da copioso elenco nominativo degli intervenuti alle nozze del plesso canottieri stabiesi con la pratica di mare.
Primo equipaggio sceso in acqua in jole a quattro, gl'indimenticabili Nino Natale (capovoga), Paolo Scognamiglio, Carlo Vitelli, Nino Gaeta, timoniere Vincenzo Sorrentino, quest'ultimo diventato famoso, anni dopo, quale "navigatore solitario" e recordman delle distanze Castellanmare-Roma, e Roma-Tripoli percorse in canoa."
Il primo allenatore, nel 1921, fu Attilio Mercanti del Circolo Canottieri Milano, all'epoca militare di leva a Salerno.
"Ero un sedicenne libellista -continua il dott. Imparato- allorché fui inserito nel clan allievi-canottieri per le prime esperienze remiere, sotto la guida dell'esperto maestro, marchese Costa, del Circolo Canottieri Napoli, il quale veniva dal capoluogo a illuderci di poter smuovere l'approdo della banchina antistante il Nautico con le remate istruttive. In pari tempo ci affascinava col miraggio di partecipazione alla Pattinson, competizione che insieme alla Lysistrata, era selettiva per i titoli nazionali.
Svincolo del remo dall'acqua col movimento dei polsi e ampiezza di vogata con attacco e distensione sui carrelli costituirono l'apprendisage di noi giovani protesi, col difficile tirocinio, ad eguagliare, la valentia degli adulti, meticolosamente allenati per le competizioni.
Noi canottieri eravamo inibiti dal frequentare le sale del grazioso chalet, sede del Nautico, tuttavia la paternità del Comm. Giuseppe Mannara succeduto nella Presidenza al Comm. Cozzolino, consentì contrattazioni, d'altronde inevitabili date le ubicazioni di spogliatoi, docce e servizi igienici siti al lato sinistro del salone d'ingresso.
Appartenente a classe di reputata signorilità e non meno mecenate degli Enrietti, ing. Monticelli, avv. Salvatore Turcio, il Comm. Mannara democratico per eccellenza, espresse la propria prodigalità col dono della Marta, jole a quattro, in omaggio della consorte, nata Fusco, e stabilmente strutturando l'equipaggio della jole a otto assestandone l'efficienza a livello da poter realizzare il sogno più ambìto, la vittoria della Lysistrata."
Al Mannara seguirono l'avv. Catello Geata, l'avv. Nicola Greco, il notaio Giuseppe Fienga, una pentarchia composta dal cav. Francesco Buonocore, l'avv. Vincenzo Criscuolo, il cav. Raffaele Pagliara e il cap. Vincenzo Sorrentino.
Ma nel frattempo i tempi erano mutati, e il nuovo clima politico produsse come presidente il cav. Giovanni Vollono, segretario cittadino del Partito Nazionale Fascista, che probabilmente contribuì al cambiamento del nome del sodalizio, da Circolo Nautico Stabia a Fascio Nautico Stabia, avvenuto il 30 aprile del 1927.
Il dott. Vincenzo Imparato senior afferma che "seguirono, se così può dirsi, anni di appiattimento dell'attivismo sociale", sebbene vivacizzati da tre avvenimenti che distinsero ancora una volta il Nautico.
Il primo fu la venuta, in un anno imprecisato tra il 1921 e 1935, del re Giorgio V d'Inghilterra che sbarcò all'imbarcadero del Circolo ricevuto dal vice console inglese, socio dello Stabia, ing. Ettore Sacco Albanese, visitò i locali, ricevette l'omaggio festoso dei soci per poi proseguire per Pompei.
Seguì il 17 maggio del 1927 la visita di Vittorio Emanuele III re d'Italia.
Da un fascicolo da me rintracciato nell'Archivio Storico del Comune è stata possibile ricostruire minutamente tale avvenimento.
Da un'ordinanza di servizio del Commissariato di P.S. si apprende che il giorno 17 maggio, martedì, alle ore 16,30 vi sarà la visita "di S.M. il RE d'Italia a Pompei (Scavi) con sbarco dal C.T. Confienza alla banchina prospiciente il Fascio Nautico Stabia e con ritorno a Castellammare ed imbarco dalla sede del predetto Fascio Nautico sullo stesso Cacciatorpediniere.
Questo il programma: "ore 16.30 Arrivo a Castellammare e Sbarco di S.M. il RE di Italia che sarà ricevuto sulla banchina prospiciente la sede del Fascio Nautico Stabiese dal Podestà, Comandante del Cantiere, Pretore, Vescovo" etc. "Nei due recinti laterali della sede del Circolo Nautico lato mare, saranno ammessi i soli soci e la Stampa. Nella Sala, a sinistra, le famiglie dei soci, a destra Ufficiali ed altre autorità, dietro apposita corda, in modo da lasciar libero il passaggio. Nel cortile (giardino) a sinistra Orfani di Guerra e Balilla, a destra piccole italiane, ex combattenti e mutilati, parimenti dietro apposita corda. Attraversato il Circolo, S.M. partirà in automobile per Pompei" attraversando via Mazzini, Piazza Principe Umberto, Corso Garibaldi, Traversa Ferrovia, piazza Ferrovia, via Napoli, piazza Principe di Napoli, via Cimitero, chiesa Postiglione, diretto a Torre Centrale Pompei.
Questo l'invito ricevuto dai soci del Circolo:
Egregio Consocio, Martedì prossimo alle ore 16 S.M. il Re sbarcherà al Circolo Nautico per recarsi a Pompei. La S.V., volendo, potrà assistere a tale sbarco, trovandosi nelle sale del Circolo non oltre le ore 15.30, ora in cui si chiuderanno i cordoni. Dato che le sale del Circolo dovranno ospitare anche le Autorità civili e militari, è pregata di intervenire con la sua famiglia, escludendo conoscenti e bambini. Con profonda osservanza. Il Presidente avv. Giuseppe Cozzolino
Non sarà certo sfuggito che il presidente Cozzolino, rivolgendosi ai soci, usa l'espressione Circolo Nautico e non Fascio Nautico.
Lascio le conclusioni all'attento lettore.
Dal fascicolo da cui stiamo attingendo apprendiamo anche la composizione all'epoca del Consiglio Direttivo ad appena sei anni dalla fondazione del Circolo.
Presidente: avv. Giuseppe Cozzolino Vice Presidenti:cav. Giuseppe Mannara e cav. Giovanni Vollono Consiglieri: cav. Francesco Buonocore, console MVSN Maresca, seniore Gaetano D'Auria, cav. Ettore Ovazza.
Ecco, infine, l'elenco dei Soci Fondatori del 1921, tratto da un documento ufficiale coevo, inviato a tal epoca all'Autorità di Polizia.
dott. com. Francesco MONTI, cav. Giovanni NASTI, dott. Paolo DE FUSCO, cav. Ettore OVAZZA, Raffaele STRIANO, cav. Giovanni VOLLONO, rag. Gaetano D'AURIA, console MARESCA, com. Gioacchino ROSA ROSA, prof. Ugo SAFFIOTTI, avv. Pietro ANGRISANO, ing. Alfonso MOSCA, Giosuè GAMBARDELLA, com. Giovanni SIGNORINI, com. Giosuè RAVONE, avv. Giuseppe COZZOLINO, notaio Giuseppe FIENGA, cav. Giuseppe MANNARA, cav. Francesco Paolo RUOCCO, cav. Francesco SALVATI, cav. Francesco BUONOCORE, avv. cav. Luigi CANNAVALE, comm. Luigi DEL GAIZO, Gr. Uff. Carlo ENRIETTI. Seguono, poi, cinquantotto Soci Ordinari.
Il terzo avvenimento di una certa rilevanza per il Circolo fu il raid Roma-Tripoli, del capitano Vincenzo Sorrentino, canottiere e allenatore gialloblù, riportato da tutta la stampa nazionale e filmato dall'Istituto Nazionale Luce.
Questi, alle 11.45 del 2 giugno 1930, alla guida del singolo costruito nei Cantieri Ezio Carlesi di Livorno, battezzato per l'occasione "Stabia" e con il motto "Post fata resurgo", partì dall'imbarcadero sul Tevere del Circolo Canottieri "Aniene" di Roma per giungere sino a Tripoli.
Era stato varato alla presenza del generale Giorgio Vaccaro, presidente dell'Aniene, e tenuto a battesimo da Adelaide Ausiello, moglie del podestà di Castellammare.
Inalberava, a prua, il guidone del Circolo Nautico Stabia, e quando giunse nelle acque di Castellammare fu scortato sin quasi fino a Sorrento dall'Otto jole dello Stabia.
L'impresa destò notevole ammirazione e contribuì a far conoscere il nome del Circolo Nautico Stabia a livello nazionale.
Al cap. Vincenzo Sorrentino fu conferita una grande medaglia d'oro dello speciale conio federale e diploma della Reale Federazione Italiana di Canottaggio dal suo presidente ammiraglio Luigi di Simbuy, che affermava "abbiamo dato comunicazione al Comitato Sezionale Partenopeo di questa R.F.I.C. ed al Fascio Nautico Stabia di questo premio".
Al cav. Giovanni Vollono seguì, come presidente del Circolo, il console Vincenzo Spinosa ed ancora nel 1936 l'avv. Giuseppe Cozzolino.
Questi ridiede notevole impulso allo sport remiero, tanto da istituire una Scuola di Canottaggio: " ... alla quale potranno appartenere giovani di età non superiore agli anni 21. Detta scuola ha lo scopo precipuo di generalizzare lo sport del remo in tutta la gioventù stabiese, che ne abbia i requisiti fisici e morali".
Memorabile furono, secondo le cronache cittadine, la due giorni di regate a Remi e a Vela organizzate dal presidente Cozzolino il 29-30 agosto 1936 e il 4-5 settembre dell'anno successivo. Per il canottaggio vi furono gare di 2 con, 4 con e 8 jole, cui parteciparono, oltre allo Stabia, i circoli napoletani R.C.C. Italia, R.C. Canottieri Savoia, R.C. Canottieri Napoli, Circolo Nautico Giovinezza.
Ma ahimè la politica, come sempre, incombeva.
Difatti le "superiori autorità" imposero, con atto del 20 luglio 1936, la modifica dello Statuto Sociale del 1921, inserendo al 3° comma dell'art. 38: "La carica di Presidente viene designata dalle Alte Gerarchie del Partito Nazionale Fascista su proposta della Federazione Italiana di Canottaggio, mentre le altre cariche, compresi i due Vice Presidenti, saranno designate dal Presidente."
Difatti il 13 settembre del 1938 l'avv. Cozzolino, ultimo presidente eletto dai soci, sarà costretto a dare le consegne al dott. Manlio Fusco, in "ottemperanza all'articolo 642 del foglio Disposizioni n. 52 del Partito Nazionale Fascista."
Ed è significativo che il Cozzolino non fu presente alle consegne, ma si fece rappresentare dal vice presidente T.Col. Ing. Gian Guido Bordoli.
Con successiva modifica statutaria, presidente Manlio Fusco, fu epurato anche il nucleo dei soci fondatori del 1921, con la seguente disposizione: "Alla categoria dei fondatori possono appartenere solo gli iscritti al Partito Nazionale Fascista", con buona pace per l'autonomia del Circolo.
Il Fusco, però, ebbe il merito di ottenere dal Comune una parte di suolo comunale per la realizzazione di un campo di Pallacorda, come si diceva in tempi di autarchia linguistica. Oggi diremo un campo da Tennis, che fu realizzato nel 1939.
L'ultimo presidente, prima della distruzione del 1943, fu il rag. Ferdinando Scioli.
Ma "la guerra -ricorda il dott. Imparato- con i suoi lutti e tragedie, non esentò il Nautico dal mantenersi in efficienza di vita, così com'era avvenuto fino alla dichiarazione delle ostilità del 10 giugno 1940.
Le attività sociali e sportive furono bloccate e tradotte in inerzia a causa di richiami alle armi, dell'emigrazione di gran parte dei Soci in luoghi più sicuri, non obiettivi d'incursioni aeree, della paura che anche Castellammare fosse miraggio di tremendi bombardamenti. Restammo in pochi, numerabilissimi, a ritrovarci seralmente nel circolo ad essere dimentichi, per qualche ora, delle quotidiane tensioni sofferte".
Quindi, in seguito ai noti eventi bellici, sin dall'8 maggio del 1942 il Circolo era stato occupato per le esigenze di servizio dal 426° Battaglione Costiero e, dopo l'8 settembre 1943 fu occupato da senzatetto. Finche il 30 settembre 1943 fu definitivamente requisito dall'esercito inglese d'occupazione "for immediate use in the military service", con decreto n. 1215/i.
Ma se questo segnò la fine delle attività sociali, quelle sportive, in particolare il canottaggio, continuarono; anche in virtù dell'alta considerazione che questo sport -rowing- godeva presso le autorità inglesi.
Infatti sin dal 26 agosto 1944 il comando alleato aveva autorizzato i canottieri ad allenarsi nello specchio d'acqua tra Castellammare e Torre Annunziata con le due jole esistenti, "possono andare e venire a loro piacimento, ma è da fare attenzione di non accostarsi alle navi ancorate nella baia" e "during the hours daylight."
Finita l'occupazione alleata, il 14 giugno 1945 il Circolo fu consegnato al cav. Raffaele Perna, sindaco della città, che lo restituì ai pochi soci rimasti.
"Alla comunità sociale -continua Vincenzo Imparato- consistita a quella data in non oltre una ventina di persone rimaste a Castellammare per ragioni professionali o impegni d'ufficio, fu restituito un rudere diroccato, lurido, puzzolente di nafta e per giunta ancor più sfigurato dalle razzie barbare del settembre '43."
Alla riunione organizzata nel dicembre del 1945, "per addivenire alla decisione di ridare fondazione al Nautico oppure restituire al Demanio l'area occupata dallo chalet fino a quella data", furono presenti:
il rag. Ferdinando SCIOLI, avv. Pietro ANGRISANO, prof. Catello SORRENTINO, rag. Ettore OVAZZA, barone Flavio GIRACE, Amedeo SENIGALLIESI, Paolo SCOGNAMIGLIO, dott. Vincenzo IMPARATO, Mario VANACORE, cav. Luigi DEL GAUDIO, cav. Francesco INGENITO, magg. Raffaele D'AURIA, rag. Vincenzo SANTORO, cav. Francesco BUONOCORE, rag. Manfredi ABENANTE, Filiberto MIRRA, rag. Ottavio MANNARA, rag. Giuseppe BUONOCORE, Mario SPAGNUOLO, cav. Francesco D'APUZZO.
Questa la cronaca della riunione: "Nello squallore di quella saletta (la ex presidenza), seduti su casse vuote ed all'impiedi, si svolse il brevissimo conciliabolo sul prendere o lasciare posto come unico argomento all'ordine del giorno. Non ci furono esitazioni nell'impegno di far risorgere il Nautico e ripristinare decoro e importanza di rappresentatività nel ruolo delle relazioni ufficiali, qualifiche che dal 1921 l'avevano distinto. Ci quotammo per una contribuzione di trentamila non inficiate lire di allora e fu merito del signor Mario Vanacore di raccogliere da quanti altri consoci rientrarono in città le adesioni al riassetto della sede."
Difatti i presenti alla prima riunione, riunitisi in Assemblea Generale, con atto per not. Giuseppe Fienga del 13 gennaio 1946, elessero il nuovo consiglio Direttivo, che risultò così composto:
Presidente: avv. Pietro Angrisano Vice Presidente: rag. Ferdinando Scioli, Consiglieri: cav. Luigi Del Gaudio, prof. Catello Sorrentino, cav. Francesco Ingenito, Segretario: Mario Vanacore.
Altre integrazioni e modifiche furono, poi, apportate dalle Assemblee Generali dei soci del 9 giugno 1946, il 2 e 26 marzo 1947 e il 9 novembre 1947.
Nell'assemblea del 2 marzo 1947 fu eletto come presidente il dott. Catello Sorrentino che diede nuovo slancio al canottaggio, affidandone la direzione tecnica all'allenatore Gigino Di Capua, già canottiere con Renato Schettino, Enzo D'Avino e Gigino Aracri negli anni dell'anteguerra.
Il frutto di questo lavoro fu l'entusiasmante vittoria nella regata nazionale di Siracusa del 21 agosto 1949 nel 4 jole esordienti, composto da Cacace, M. Marolda, G. Marolda, Siano, tim. Perna.
Subito dopo la direzione tecnica passa a Russo del C.N. Posillipo che allestisce un 4+ composto da Salvatore Lusciano, Mario Ildenni, Fulvio Lopez, Antonio Cesarano, tim. Salvatore Perna.
Nel 1951 il presidente Michele Rossano affida l'incarico di allenatore a Giuseppe Tassan.
La presenza di questo tecnico, diede nuovo impulso al nostro sport, alimentato dai non dimenticati senior dell'epoca: Renato Schettino, Leonardo Pagano, Elio Spina, Andrea La Puca, Enzo Troiano, Gildo Petaccia, Mario Siano, Enzo Cuomo, Peppe Gaeta, Valentino Vecchione, Aniello Pappalardo, Nicola Cacace, Renato Rocco, Enzo Cannavale, Pierino Cascone, i fratelli Marolda, Silvano Cannavacciuolo, Salvatore Perna (tim.) e, successivamente, dai giovani Pasquale Gaeta, Antonio De Rosa, Bruno De Stefano, Giorgio Criscuolo, Renato Pappalardo, Enzo Sammarco, Pino Menetti e molti altri di cui non ricordiamo più il nome.
Tassan allestì subito due quatto jole. La prima era composta da Nicola Cacace, Mario Siano, Renato Rocco, Pino Menetto con il timoniere Salvatore Perna, detto il presidente; la seconda da Enzo Cuomo, Calvanico, Valentino Vecchione e Tavarelli. E già nel maggio del 1951, alle regate di apertura a Napoli, la prima barca si classificò seconda dietro l'Ilva.
Dopo la partenza di Tassan nel 1954 e la breve esperienza con il tecnico Lovati, il presidente Guglielmo Vanacore, nel 1956, prima affidò la responsabilità degli allenamenti a Enzo Cuomo e poi a Marra del Circolo Nautico Posillipo.
Enzo Cuomo compì la prima rivoluzione per lo Stabia con l'allestimento di un equipaggio femminile composto da Iolanda Pappalardo, Rita Sorrentino, Wanda Aracri e, all'inizio dallo stesso Enzo Cuomo, cui si aggiunsero, nel tempo, Carmen Ingenito, la marchesina Vanna Cardone, Maria Vanacore che parteciparono, nel 1958, ai campionati del Mare di Sorrendo ottenendo il secondo posto.
Negli stessi anni fu acquistato il primo 4 fuori scalmo, battezzato "Aida" in onore della signora Aida Scarselli, moglie del Presidente Vanacore.
Erano quelli gli anni in cui Castellammare viveva ancora la stagione di affermata stazione turistica.
Sul suo lungomare si affacciavano d'estate due stabilimenti balneari, La Limpida e Il Moderno, montati in legno in stile tardo liberty. Di mattina il bagno marino e di sera gran ballo con elezione di varie miss.
Il Palazzo reale di Quisisana, antica dimora di re Angioini e Borbone, trasformato sin dalla fine '800 in elegante albergo, Royal Palace Hotel Quisisana, di sera accoglieva nel suo parco i giovani leoni stabiesi a caccia delle teen-ager forestiere.
In questo clima anche il Circolo Nautico Stabia faceva la sua parte.
Inserito da sempre nel circuito culturale e mondano cittadino, l'ammissione al Nautico costituiva per molti quel riconoscimento ufficiale di appartenenza alla media borghesia stabiese.
Per questo le feste ivi organizzate ricevevano gli onori dei mosconi del "Roma" e del "Mattino".
Perfino il battesimo di una nuova imbarcazione era considerato avvenimento cittadino con tanto di Vescovo ed autorità civili e militari.
Tra i tanti personaggi succedutisi nelle sue sale chi non ricorda il marchese D'Auria Filangieri ed il suo ineccepibile, quasi didascalico, baciamano: un vero maestro. Il pittore D'Angelo, artista e buontempone, sosteneva che il marchese, per tenersi in allenamento, nascondeva in casa una mano di legno che regolarmente baciava per lo meno per tre ore al giorno.
Il rag. Ugo Iorio, maestro di scacchi che quando perdeva con il dott. Maresca, detto il leone doveva subire, da parte degli astanti, una sorta di coro greco preso a prestito dalla Gerusalemme Liberata (ci pare): Ed ei del colpo non accorto, andava combattendo ed era morto. Con grande ilarità generale, anche dello stesso sconfitto.
Mario Spagnuolo e le sue campagne di pesca con il conte Cesare Coppola. Secondo i maligni non pescavano mai nulla, ma il pesce che esibivano era stato acquistato presso qualche pescatore. A volte lo Spagnuolo si addormentava avanti al televisore e regolarmente veniva legato sulla sedia dal marchese Bruno Cardone e dal barone Aldo Celoro, con fracasso generale appena si svegliava.
Chi non ricorda le feste da ballo, sempre con giacca e cravatta, anche in pieno agosto, e lì noi giovani sempre a protestare invano. Quando si ballava la pista era circondata, quasi assediata, da tutte le signore che con lornietta ed occhiali sorvegliavano la correttezza del ballo.
Ma con il canottaggio si cominciò a fare sul serio nel 1958 con la nomina ad allenatore di Arturo Cascone, canottiere dello Stabia, e con la presidenza di Giovanni Greco.
Questo presidente, vera figura di sportivo e di gentiluomo, che ha legato il suo nome ad uno dei più bei periodi della storia del Circolo, seppe, pur nelle ristrettezze economiche del tempo, dedicarsi sia allo sport che al decoro della sede sociale.
Infatti con due soli equipaggi riuscì nel corso del 1958 e, ancor più, nel 1959 a conquistare trofei ambitissimi.
Nel 1958 i canottieri stabiesi conquistarono la Coppa Città di Marsala e nel 1959, con appena otto atleti, il 25 aprile la Coppa Pinto e la Coppa Pattison, e il 24 maggio la Coppa Michele Conforti e la Targa Bruno Sorich, con Michele D'Agostino, Vincenzo (Gegè) Amura, Nicola Cuomo, Del Gaudio, Nunzio Martone, Francesco Cesarano, Francesco Balzano, Salvatore Guarino, Nicola Del Gaudio, tim. Ravallese.
E finalmente ai Campionati Italiani di La Spezia dell'8-9 agosto 1959 il 4 di punta con tim. allievi conquisto al Circolo il suo primo titolo italiano, con Francesco Cesarano, Gegè Amura, Nicola Cuomo, Salvatore Guarino, tim. Matteo Ravallese.
Nell'aprile del 1958 si verificherà un avvenimento che inciderà in misura determinante per la storia sportiva dello Stabia, l'inizio dell'attività remiera di uno sconosciuto diciottenne di Pompei, studente del Liceo Classico "Plinio Seniore" di Castellammare: Giuseppe La Mura.
Ma nel novembre 1959 Arturo Cascone, per motivi di lavoro, è costretto a lasciare la direzione tecnica dello Stabia per andare al Posillipo e l'incarico viene affidato a Matteo Ravallese, un giovane timoniere preso da Cascone dalla Marina Militare.
Dopo alcuni successi, quali un terzo posto alle regate nazionali di Padova, un sesto posto ad una gara internazionale all'Idroscalo di Milano e qualche risultato del 2 jole di La Mura e Vicinanza, la mancanza di mezzi finanziari determinerà un affievolimento delle partecipazioni alle regate. Tanto è vero che alcuni atleti, tra cui La Mura, saranno costretti a tesserarsi con il Circolo Nautico Posillipo per proseguire l'attività remiera a più alto livello.
Ma, pur nella ristrettezza dei mezzi, la fiaccola non si spegne, anzi viene raccolta dai senior Ciccio Cesarano, Francesco Balsamo, Salvatore Guarino, Nunzio Martone, Antonio Buccarelli (tim.), Nello Lambiase (tim.) e dai giovani Nicola Lombardi e Gaetano Nastro che, insieme con Vincenzo Paragallo, Peppe Corcione, Vittorio Donnarumma, Domenico Parmigiano (tim.), Michele Murolo, Paolo Angrisano, Franco Milano, Luigi Martoriello, Catello Spagnuolo, Nando Montagnano, porteranno avanti il canottaggio nel Circolo.
Vi saranno infatti nel 1963 alcuni onorevoli piazzamenti in regate interzonali di Napoli, con il secondo posto nella Coppa Pepe del 4+ (Gaetano Nastro, Peppe Corcione, Paragallo, Salvatore Silvestri, tim. Matteo Ravallese) e l'anno successivo il secondo posto del 4+( Milano, Di Maio, Montagnaro, Murolo, Tim. Matteo Ravallese). Nel 1964 la vittoria del 4+ (Gaetano Nastro, Peppe Corcione, Vincenzo Paragallo, Salvatore Silvestri, tim. Matteo Ravallese) nella Coppa Maione e nel 2+ con Nastro, Paragallo, tim. Ravallese.
Poi gli anni bui. Nel 1964 Ravallese va via da Castellammare e fino al 1966 vi è solo qualche sporadica partecipazioni alle zonali di Napoli.
Nel 1967 la svolta.
Ritorna Arturo Cascone richiamato dal presidente Pio Angrisano, che ha deciso di dare nuovo impulso allo sport del remo. Ma dopo appena un anno Cascone riceve proposte migliori dall'Esperia di Torino e la direzione tecnica viene affidata a Calì che, tra il 1968 e il 1970, rinnova il parco atleti con molti giovani, conseguendo ottimi risultati anche in campo internazionale, con il terzo posto nel 2+ ai Campionati Europei jun di Berlino del luglio 1970 e alla Pentagonale di Castelgandolfo dell'agosto stesso anno dove, per la prima volta, un equipaggio del nostro Circolo vestirà la maglia azzurra, con Antonio Schettino, Andrea Coppola, tim. Maurizio Zingone.
L'anno seguente la direzione degli allenamenti è affidata all'atleta Bruno Zincone che nel 1971 sarà affiancato da Peppe La Mura.
In tale anno, il 25 febbraio, giunge il primo riconoscimento del CONI, con il conferimento della Stella d'Argento al Merito Sportivo alla bandiera nostro Circolo, "quale riconoscimento per quei sodalizi che hanno bene meritato nella causa dello sport, per tanti anni servito ed onorato".
Nel 1972 il responsabile del canottaggio è il solo La Mura e giungono i primi risultati: il Due jole seniores, composto da Errico La Mura, Andrea Coppola, timoniere Peppiniello Di Capua, è secondo ai campionati italiani di Bari, mentre altri due equipaggi, il Due Senza (2-) seniores (Alfredo Acanfora, Antonio La Padula) e il Due Con (2+) seniores (Errico La Mura, Andrea Coppola, tim. Di Capua) sono quarti ai Campionati Italiani di Lago Patria.
Seguono per gli atleti anni di grande impegno ed immensi sacrifici, arrisi da molteplici piazzamenti d'onore a livello nazionale.
Nel 1973, sotto la presidenza di Giovanni Uberti, due secondi posti ai Campionati Italiani di Mantova con il 2- sen (Antonio La Padula e Carmine la Mura) e il 2+ sen (Errico La Mura, Andrea Coppola, tim. Peppeniello Di Capua); nell'anno successivo un altro secondo posto con il 2+ jun. (Sabino De Simone, Gerardo Trattelli, tim. Tullio Cinella) ai Campionati Italiani di Lago Patria.
Nello stesso anno, il 7 settembre 1974, varca per la prima volta la porta del Circolo Peppe Abbagnale, seguito dai fratelli Carmine, nel 1977, e da Agostino nel 1981.
I tempi sono maturi e il 27 aprile 1975, presidente Giovanni Greco, Antonio Dell'Aquila conquista il Titolo Italiano a Chiusi nel Canoino, a distanza di sedici anni dal primo titolo conseguito dal Circolo.
Dal 1975 al 1995, ininterrottamente per vent'anni, i canottieri del Circolo Nautico Stabia conquistano ben 56 titoli italiani, con una media di circa tre titoli all'anno, proiettando il Circolo Nautico Stabia ai vertici del canottaggio nazionale.
Ma non basta.
Ben presto arrivano anche le prime affermazioni in campo internazionale.
Infatti ai Mondiali jun di Villach del 1976 spicca un nono posto del 2+ con il giovanissimo Giuseppe Abbagnale e Mario Bandino, tim. Di Capua; mentre l'anno successivo, presidente Franco Scarselli, l'8+ federale, con Giuseppe Abbagnale, è ottavo ai Mondiali jun di Edimburgo.
Nel 1979, dopo un settimo posto di Carmine Abbagnale nell'8+ federale ai Mondiali jun di Mosca, spicca il settimo posto conquistato nel 2+ ai mondiali di Bled da Giuseppe Abbagnale, Antonio Dell'Aquila, tim. Giuseppe Di apua.
Nel 1980 il 2+ del Circolo Nautico Stabia rappresenta l'Italia alle Olimpiadi di Mosca, vincendo la prestigiosa piccola finale. Nello stesso anno, però, Antonio Dell'Aquila lascia il canottaggio, sostituito dal diciannovenne Carmine Abbagnale fratello minore di Giuseppe.
E' la svolta.
Ma è il 1980 che consacrerà per la prima volta un atleta del nostro Circolo campione iridato.
Parliamo di Ciccio Esposito, il più grande atleta stabiese di tutti i tempi, che ai Mondiali pesi leggeri di Hazewinkel, nel doppio federale con Ruggiero Verroca (Circolo Barion), conquisterà il primo dei suoi nove titoli mondiali (1980, 1981, 1982, 1983, 1984, 1988, 1990, 1992, 1994), senza contare le sette vittorie a Lucerna (1981, 1985, 1986, 1990, 1991, 1992, 1994), sei medaglie d'oro agli Internazionali di Francia (1981, 1982, 1985, 1986, 1987, 1992), cinque Memorial P. D'Aloja, 13 titoli di Campione d'Italia e primo atleta italiano a cui è stato assegnato il Premio Keller, riconoscimento internazionale della FISA (1996).
Sempre nel 1980, il 17 agosto, Carmine Abbagnale, in coppia con Maurizio Cimmino, tim. Aniello Greco, è quarto ai Mondiali jun di Hazewinkel nel 2+.
L'anno successivo, 1981, inizia l'epopea dei fratelli Abbagnale e del timoniere Peppiniello Di Capua, con la vittoria ai mondiali di Monaco, che consentirà la conquista di ben sette titoli mondiali (1981, 1982 Lucerna, 1985 Hazewinkel, 1987 Copenaghen, 1989 Bled, 1990 Tasmania, 1991 Vienna), due allori Olimpici (Los Angeles 1984, Seoul 1988), cinque medaglie d'oro alla Grande Regata di Mosca (1982, 1983, 1985, 1987, 1988), i Giochi del Mediterraneo (Atene 1991), quattro Internazionali di Francia (1979, 1984, 1985, 1993), 29 titoli di Campione d'Italia per Giuseppe, 23 per Carmine, 28 per Di Capua.
Ma il nostro prestigioso 2+, oltre alle innumerevoli vittorie in regate internazionali detiene un altro invidiabile record, quello di aver vinto per tre volte consecutive a Lucerna (1983, 1984, 1985) la Internationale Ruderregatta Rotsee-Luzern, assicurandosi un trofeo (a forma di orologio da tavolo) che prima d'allora nessuno era riuscito a portare a casa.
Solo per curiosità ricorderemo che il nostro prestigioso 2+ ha vinto anche una in 2- agli Internazionali di Vienna del 1990.
Non vorrei, a questo punto, dimenticare la medaglia d'oro di Agostino Abbagnale, un altro atleta del Circolo Nautico Stabia, vinta nel 4 di coppia (4x) alle Olimpiadi di Seoul (1988) e i 10 titoli italiani vinti con lo Stabia.
Per tutta questa attività e per il contributo dato al canottaggio nazionale, il 13 aprile 1984 (prt. n. 777) al Circolo Nautico Stabia è stata conferita la più alta onorificenza del CONI, la Stella d'Oro al Merito Sportivo.
Vorremmo qui ricordare i nomi di tutti gli altri atleti che, con i loro sacrifici, le loro rinunce, il loro amore verso uno sport che non dà ricompense economiche ma solo morali, tanto hanno contribuito a tenere alto il nome del nostro Circolo e della nostra Città. Senza dimenticare i dirigenti, gli allenatori ed i soci tutti che, anche a costo di notevoli sacrifici, anche in tempi difficili, non hanno fatto mancare il loro sostegno morale e finanziario a tante imprese.
Cominciamo dai campioni italiani Ferdinando Formisano (1976), Domenico Aiello (1976 e 1977)), Gennaro Cavaliere (1978 e 1981), Alfonso Shiano (1979 e 1981),
Sergio Buonomo, tim. (1979), Aniello Greco, tim. (1980, 1982 e 1984), Maurizio Cimmino (1980 e 1981), Benedetto Nastro (1982 e 1983), Vincenzo Verde (1982 e 1983), Massimo Paradiso (1984, 1985, 1986, 1987 e 1988), La Mura Carmine Robert (1984, 1985, 1986, 1987 e 1988), Nastro Salvatore (1984), Aniello Zeccato (1985), Orazio Milano (1985 e 1988), Agostino Abbagnale (1986, 1987 e 1988), Luca Martorano 1987), Francesco Scote (1987), Stefano Bezzeccheri (1987 e 1993), Vincenzo Santaniello (1987 e 1993), Antonello D'Apice tim. (1987), Gioacchino Cascone (1990, 1991 e 1993), Alessandro Izzo (1990, 1991 e 1993), Antonio Cirillo tim. (1990, 1991 e 1993), Antonio Vescovo (1991 e 1993), Salvatore Amitrano (1992 e 1994), Antonio Albano (1992 e 1993), Luca Di Martino (1993), Catello Amarante (1994), Giovanni Di Stefano (1994).
Tra i dirigenti dell'ultimo splendido ventennio non possiamo non ricordare il presidente Pasquale Gaeta, che credette in La Mura e lo seguì in tutto, nelle gare, negli allenamenti e, perché no, anche nelle contestazioni.
Molti di noi ricordano ancora le infuocatissime Assemblee Sociali con La Mura e Gaeta contro tutti.
L'aggressivo Geppino Cesarano, consigliere al Canottaggio, impetuoso quanto appassionato di uno sport che non aveva mai praticato. Di lui ricordiamo il linguaggio fiorito, a volte anche robusto, ma sempre a difesa degli atleti.
Il conte Marino Coppola, gentiluomo d'altri tempi, compito, elegante, brillante accompagnatore della squadra.
Ciccio Landolfi che in piena maturità approdò al Circolo, divenendone attento ed equilibrato tesoriere. Ricordiamo ancora l'amore e l'affetto con cui accoglieva in segreteria i giovanissimi nuovi aspiranti canottieri, magnificando le imprese dei veterani. Non credo di svelare un gran segreto rivelando che l'anonimo donatore di vari canoini fu appunto lui.
Alfonso Condoleo, che dopo aver vissuto in prima persona lo sport della Vela, approdò al Nautico divenendone appassionato dirigente.
Il cav. dello Sport Michele Illiano che pose tutta la propria esperienza sportiva maturata nel Nuoto al servizio del Circolo.
La segretaria Annamaria, figliola del timoniere Salvatore Perna, attenta e preziosa collaboratrice. L'allenatore Giuseppe La Mura, il vero artefice della rivoluzione remiera, l'inventore della vogata all'italiana, che ha proiettato il nostro canottaggio a livelli mai prima raggiunti.
I suoi collaboratori, Vincenzo Cavallaro per anni scrupoloso e attento medico sociale, Antonio Venditti e Antonio La Padula, continuatore quest'ultimo dell'opera intrapresa da La Mura nello Stabia.
Ricordiamo anche i dirigenti dell'ultima generazione, anche se si può dir nati nel Circolo, i presidenti Pippo D'Angelo e Antonio Cascone continuatori di una tradizione di stile e di sport, le vere caratteristiche del Circolo Nautico Stabia.
Una istituzione che, in settantacinque anni di vita, attraverso innumerevoli vicissitudini, ha svolto e continua a svolgere il ruolo che le è proprio, quello di avvicinare i giovani allo sport, al vero sport, uno sport puro che educa alla vita, al sacrificio, alle sofferenze, alle conquiste.
© Giuseppe D'Angelo