La pieve fu eretta nella seconda metà del XV
secolo, a seguito della vittoria riportata dal Pontefice a Belgrado sui
Turchi la cui notizia giunse a Roma il 6 agosto 1456. L’anno successivo (6
agosto 1457) Papa Callisto III, istituisce, a tutta la Chiesa, la festività di
Cristo Salvatore, dando vita all’estensione del culto anche nel
comprensorio stabiese. Al SS. Salvatore era dedicata, fino al 1883, la strada
adiacente al tempio oggi Via G. Micheli. Il primo Parroco di cui si ha memoria è
Fabiano Longobardi (deceduto nel 1528). Nel 1582 la chiesa riceve in dono
dall’Università stabiese, l’artistica fonte battesimale, su cui é impresso il più
antico stemma conosciuto della Città. Nel 1583 esisteva la confraternita e la
relativa cappella retta da frati, dedicata alla Vergine di Costantinopoli.
A ricordo di tale culto è oggi la tela(secolo XVIII), esposta in sacrestia.
Il tempio, che si eleva ancora sulle antiche fondamenta, ha subito numerose mutazioni. Questo monumento, custodisce numerosissime opere di valore storico artistico: tele, dipinti parietali, decorazioni, fregi, statue, paramenti e arredi liturgici, altari, basi processionali, marmi pregiati, reliquari ecc... Una “collezione” che nella qualità e quantità fa dell’insieme una tra le massime espressioni dell’arte sacra diocesana.
La chiesa a pianta paleocristiana, due navate con volta, cupole e pareti finemente decorate, due ingressi è ricchissima di elementi di interesse storico artistico. La Cantoria ospita un pregevole organo a canne (P.Saracini di Angri 1894). Sulla facciata si ammira una bella vetrata artistica (A. Virgilio 1968).
L’attuale aspetto è riconducibile ai lavori eseguiti su progetto del parroco Giuseppe Palmigiano ad inizio del secolo scorso. La direzione artistica fu affidata al prof. Vincenzo Galloppi (1849-1942). L’artista napoletano, tra il 1914 e il 1915, curò la realizzazione di un ciclo di decorazioni e pitture parietali per circa 400 metri quadri, e realizzò le due tele alle pareti laterali dell’altare privilegiato. Lo stesso maestro prestò la sua direzione agli artefici dei pilastri, fornendo i cartoni e i disegni. Alla consegna dei lavori (settembre 1915) la chiesa fu riconsacrata al “SS. Salvatore e S. Michele” da mons. Michele De Jorio.
L’altare maggiore, adornava un tempo, la chiesa dell’Annunziata del Molo demolita a seguito dei lavori, iniziati nel 1783, per la costruzione dei bagno penale del Regio Cantiere navale di Stabia. Ulteriori due altari di gran pregio sono eretti a devozione della famiglia Sansone nel 1793.
Al centro dell’abside, vi è “La
Trasfigurazione”, grande tela firmata e datata“Ga. Chiarella 1749”(
scuola “F. De Mura”). La facciata, decorata negli anni ’70 con lastre di
travertino, conserva del precedente frontespizio alcune decorazioni, le croci e
l’iscrizione ottocentesca realizzata con lettere in lega metallica. Purtroppo,
fu eliminato l’antico portone di legno e il portale in piperno. La casa
parrocchiale e il campanile furono iniziati dal parroco Michele D’Apice nel
1787. Nel bellissimo cappellone è esposta la monumentale statua lignea del “S.
Michele che scaccia il diavolo” di Francesco Picano (1678-1743 – seguace di
L. Vaccaro), opera dal gran pregio artistico definita dall’attuale
soprintendente alle Gallerie campane, prof. Nicola Spinosa: ”Esempio
notevolissimo d’arte scultorea del primo settecento a Napoli”.
(Scheda a cura di Egidio Valcaccia)